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IL COLLEGIO ITALO-ALBANESE DI SANT’ADRIANO E IL LICEO GINNASIO  

 

…la posizione del Collegio (simile in ciò ai venerabili edifici di Oxford) è troppo bella, decisamente troppo bella per dei semplici giovanetti. Con la sua lontananza dal mondo, il suo paesaggio pastorale  e la natura intorno così ispiratrice, è un luogo per filosofi, non per ragazzi; un luogo da riempire con quel senso di profondo appagamento tipico del saggio che ha superato ogni ambizione mondana…”

Così Norman Douglas, scrittore austriaco di origine britannica, innamorato del Sud d’Italia, nel suo celebre racconto di viaggi “Old Calabria” descriveva, mettendo in luce le proprie impressioni, il monumentale e rigoroso istituto di San Demetrio Corone, attorno al quale ha ruotato la storia di questo centro, quella calabrese e della etnia arbëreshe.

La sua storia inizia nel 1794. Sessant’anni prima a San Benedetto Ullano per interessamento del papa Clemente XII, nelle cui vene pare scorresse sangue arbëresh per via di madre, viene istituito un Collegio, cui è data la denominazione “Corsini”, dal cognome del pontefice fondatore.

Alla base della sua istituzione vi era la volontà di garantire l’educazione e l’istruzione gratuita negli studi classici, nelle scienze teologiche e nei riti ecclesiastici alla gioventù arbëresh cattolica di  rito greco. Lo scopo era di ordinare nuovi sacerdoti di rito bizantino tra gli adolescenti delle comunità italo-albanesi desiderosi di intraprendere la carriera ecclesiastica.

Il seme lasciato dal monaco rossanese Nilo Malena, nel 955, continuava a dare altri frutti dopo la soppressione dell’antica badia  di Sant’Adriano. E così, nel 1794 il Reale Collegio italo-greco di Sant’Adriano subentrò alla vecchia badia niliana, per diventare il grande protagonista della storia non solo locale ma della etnia arbëreshe in Calabria.

L’immobile fu sottratto alla comunità religiosa per decreto regio di Ferdinando IV di Borbone e assegnato al nuovo seminario. Il contenuto degli studi, da allora, si caratterizzò per una fisionomia più classica  e scientifica che teologica.    

Negli anni del decennio napoleonico (1805-1815), il Collegio venne elevato a Liceo delle due Calabrie, con decreto murattiano del 1812, in ragione di una politica tendente a una istruzione più aperta e quindi più popolare, proiettando così la Scuola  alle nuove aspettative culturali dell’epoca.

Nel 1815, con il ritorno dei Borboni nella scena politica dell' Italia meridionale, i propositi vendicativi verso questa “fucina di diavoli” si tradussero in diversi provvedimenti di chiusura, per fortuna revocati da Ferdinando II grazie alle insistenti ed efficaci intercessioni del vescovo-presidente Bellusci. Il prestigioso decreto di inamovibilità del Collegio è ricordato  nelle due lapidi di marmo ancora oggi visibili  nella facciata settentrionale della chiesa, rispettivamente in greco e in latino.

 Forgiati da ferme regole e sottoposti a studi ottimi ma rigorosi, che non consentivano spazio neppure alla mediocrità dell'impegno e del profitto, i giovani istruiti tra le mura del Sant'Adriano si distinguevano, e anche in futuro, per bravura e serietà negli studi; e parecchi di loro riuscivano a ottenere  il diploma con voti lusinghieri e con una alta percentuale di promossi. Il Bellusci, inoltre, introduceva la nuova figura del presidente o rettore, come sarà chiamata dagli inizi del '900; un incarico da espletare nell'ambito prettamente  amministrativo e dell' istruzione,

Gli ideali della Rivoluzione francese, il lavorio segreto della Carboneria e le  idee  della Giovane Italia, intanto giungevano anche tra le mura del Collegio italo-greco di Sant'Adriano, contagiando professori e allievi, tanto da infiammare i loro cuori degli ideali rivoluzionari e dell’amore per la  patria.

E non pochi furono, più tardi, gli studenti  italo-albanesi del Collegio di San Demetrio Corone che divennero protagonisti dei  moti risorgimentali calabresi. La nutrita partecipazione, il contributo di forze e il sangue versato da diversi studenti del Collegio per l'unificazione d 'Italia non passarono inosservati a Garibaldi, che nel 1860, “in considerazione dei segnalati servigi resi dai prodi e generosi albanesi alla causa italiana, decreta che 12 mila ducati siano somministrati immediatamente  per l’ampliamento del Collegio”. Quanto allora stabilito è ricordato nella lapide marmorea, visibile ancora oggi, posta accanto l’ingresso dell’edificio.

Nel 1848, poco prima dell’Unità d’Italia, fu istituita la prima cattedra di lingua e letteratura albanese, attribuita al poeta di Macchia Albanese Girolamo De Rada. 

 Gli inizi del ‘900, ormai spoglio dei principi religiosi che furono alla base della sua fondazione, il Collegio fu  inserito nel protocollo di intesa politico-culturale tra il Governo italiano e l’Albania, l’Istituto fu assegnato a  sede di studio per gli studenti provenienti dalle tre province calabresi e dalle vicine Lucania e Puglia. Tra di loro vennero ospitati anche una dozzina di giovani albanesi a spese del Governo italiano; da qui l’aggiunta di “Istituto Internazionale Italo-Albanese di Sant’Adriano”.

A dirigere il Convitto, nel giugno 1900, il Ministero di Grazia e Giustizia inviò un direttore generale da Como: il  regio commissario Angelo Scalabrini. Il suo arrivo a S. Demetrio Corone segnò l'avvio di una felice stagione di provvidenze finanziarie e significativi ammodernamenti strutturali e amministrativi.

Borse di studio gratuite per gli studenti provenienti dall’Albania, l’eliminazione di ogni forma di ingerenza ecclesiastica nei programmi didattici e nelle competenze amministrative del Collegio, la realizzazione di un osservatorio meteorologico e di un gasometro per la illuminazione dell’edificio, nuove aule, servizi igienici, un gabinetto di fisica e di storia naturale allestiti nel piano terra, e addirittura  una Scuola Agraria, posta sotto il controllo del Ministero della Agricoltura. Furono i brillanti risultati dell’ampio e avveduto programma di potenziamento e ristrutturazione messo in atto dal solerte e lungimirante direttore di Como; completato nel 1906 con la costruzione di una palazzina per la dimora del preside del Liceo e del rettore del Collegio con le loro rispettive famiglie.

La direzione Scalabrini, inoltre, si caratterizzò attraverso due riconoscimenti che aumentarono il prestigio del Collegio. Il primo, nel 1903, fu il decreto di pareggio scolastico di tutte le classi, ottenuto dopo le vane richieste avanzate  anni prima, per effetto del quale il Collegio divenne Liceo pareggiato. Il secondo riconoscimento arrivò nel 1904 con la istituzione di una Scuola Normale maschile (l’Istituto Magistrale di oggi) voluta per fare fronte alla dilagante piaga dell’analfabetismo.

Il 1923 è l’anno della elevazione a Liceo Ginnasio Statale,  in virtù della quale il Collegio passò dalle dipendenze del Ministero di Grazia e Giustizia alla tutela e vigilanza del Ministero della Pubblica Istruzione, la Scuola pareggiata diventò definitivamente statale distinguendosi dal Collegio che cambiò in convitto, e il pagamento degli stipendi all’intero personale venne assicurato dal Ministero della P. I., che da allora è l’organo tutore.

Nel periodo fascista, l’Istituto fu intitolato al quadrunviro Michele Bianchi, che per qualche anno fu studente del Liceo Ginnasio.

Il Convitto ha cessato ogni sua attività nell’anno scolastico 1978/79, ma la sua agonia era iniziata anni prima. La lievitazione dei prezzi, l’istituzione della Scuola dell’obbligo, il proliferare di istituti superiori in molti centri del comprensorio e il conseguente drastico assottigliamento dei frequentanti portarono alla sua chiusura.

Ancora oggi sono tanti gli ex studenti del Liceo Ginnasio, provenienti da ogni angolo della Calabria  e anche dalla vicina Lucania. E non pochi di loro hanno fatto carriera nelle più diverse professioni.

 


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